SCUOLA E LAVORO OGGI ITALIA
Di recente ho assistito ad una trasmissione televisiva in cui un titolare d’azienda metteva in evidenza la mancanza di mano d’opera specializzata italiana nelle aziende e, allo stesso tempo, la mancanza di disponibilità di giovani disoccupati a formarsi all’interno della stessa azienda.
I giovani preferiscono rimanere senza lavoro piuttosto che rinunciare al fine settimana libero o a uscite pomeridiane che vanno oltre l’orario della partita di calcetto, proseguiva poi il datore di lavoro.
Lo stesso argomento: mancanza di mano d’opera specializzata italiana all’interno dell’azienda, viene messo in evidenza dall’economista Valerio Malvezzi in un suo intervento su Facebook dal titolo: “cari giornaloni vi spiego perché mancano i lavoratori”. Malvezzi, con riferimento a dati ISTAT, pone l’accento sulla disoccupazione giovanile, la fuga all’estero dei nostri giovani e la percentuale di soggetti NEET in Italia in modo particolare al Sud; parla di economia umanistica ma non fa alcun cenno al sistema educativo italiano.
Malvezzi ritiene responsabile della drammatica situazione l’immigrazione incontrollata nel nostro Paese Italia che avrebbe portato al livellamento dei salari verso il basso; in altre parole l’offerta dell’azienda non sarebbe attrattiva per i giovani italiani disoccupati a causa del salario basso. Pur partendo dallo stesso bisogno: mancanza di mano d’opera specializzata italiana, i due esponenti attribuiscono motivazioni diverse alla mancata risposta dei giovani italiani disoccupati: il titolare d’azienda (esponente aziendale) fa riferimento a una formazione/educazione “viziata” dei giovani italiani, mentre l’economista Valerio Malvezzi (esponente politico) attribuisce la responsabilità all’immigrazione incontrollata nel Nostro Paese (basso salario). Ciò che comunque accomuna entrambi è che l’offerta dell’azienda/mondo del lavoro/società non risponde al bisogno/richiesta dei giovani italiani disoccupati/individuo.
Questo è un esempio perfetto di come individuo e società non condividano lo stesso processo cognitivo/educativo/formativo trovandosi entrambi a subirne le conseguenze.
Il comportamento dei nostri giovani rispecchia pienamente le caratteristiche della scuola e/o società dell’assurdo illustrata nel libro:”La scuola dell’assurdo: Psicologia e Potere” 2023 di Alba Bernardini.
L’attuale società capitalista, tecnologicamente avanzata ha incoraggiato un processo educativo-formativo che ha eliminato la prima fase dell’apprendimento consapevole: il button-up o per dirla in modo più semplice la partenza dal basso. Ha incoraggiato, invece, il profitto attraverso propaganda e falsi bisogni che portano a consumi superflui e abitudini che fanno sentire al top e in linea con i tempi ma mancano di una base realistica di cui i giovani non hanno coscienza. Perciò non conoscono e/o riconoscono la necessità di una formazione di base, utile a permettere lavoro/salario, e quindi consumi e svaghi.
Questa situazione, oltre che assurda, è estremamente pericolosa; da una parte l’azienda non riesce a sviluppare le sue potenzialità per portare benessere sociale, dall’altra i giovani italiani disoccupati, sotto la spinta di falsi bisogni, rifiutano il lavoro andando ad incrementare le file dei NEET con tutte le conseguenze psicologiche comportamentali.
La motivazione che porta Malvezzi è basata su dati ISTAT, che evidenziano il fenomeno in percentuale ma non considerano le cause dello stesso (il button-up); cioè una scuola che non aiuta adeguatamente i giovani nel loro processo educativo formativo e quindi addita un “falso nemico”: l’immigrazione. Se consideriamo la ricerca scientificamente condotta nel libro “La scuola dell’assurdo: psicologia e potere”, il processo che ha portato la scuola/società verso questa deriva ebbe inizio con il III Governo Andreotti (coalizione di destra) legge 517/1977 a cui seguì la legge 170/2010 IV Governo Berlusconi (coalizione di destra); Valerio Malvezzi è lui stesso esponente della attuale coalizione di destra.
Il grafico sopra riportato evidenzia il drammatico primato che vanta, oggi, il nostro Paese Italia: siamo il primo Paese Europeo nella classifica relativa a soggetti NEET subito dopo Africa, Turchia e Colombia. Questa realtà dovrebbe far riflettere la politica e, innanzi tutto, provvedere ad una adeguata riforma del sistema educativo italiano prima di parlare di economia umanistica. Magari tenendo in mente che l’Italia è la patria di Dante, Leonardo, Michelangelo, Galilei e culla della civiltà occidentale. Attualmente, sulla base delle evidenze, tutto al più, può essere definita la culla di soggetti NEET del mondo occidentale; cioè: Not Education, Employment, or Training.