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L’Origine del Pensiero

L’Origine del Pensiero

Prendiamo adesso in esame come la filosofia ha considerato il processo conoscitivo nel corso della storia. Perché utile al nostro scopo analizziamo il pensiero di Herbert Marcuse 12 Esistono, dice Marcuse, una realtà e un pensiero. Il pensiero cerca di comprendere la realtà attraverso la ragione. Una ragione teorica e pratica, per gli uomini e per le cose. Ragione che Marcuse chiama sovversiva perché capace di affermare il reale come razionale, come vero. Il progetto umano, e quindi sociale, per eccellenza, secondo Marcuse, 13è quello di giungere alla verità; la verità salva la realtà dalla distruzione. “Se l’uomo ha appreso a vedere e a conoscere ciò che realmente è, egli agirà in modo conforme alla verità. L’epistemologia/ontologia è di per sé una etica e l’etica è ontologia.” Marcuse, come noi, parla di processo cognitivo, ma non negli stessi termini. Ciò che ci preme mettere in evidenza è che Marcuse chiama logica il processo attraverso il quale gli oggetti possono essere compresi dall’uomo. Logica non come disciplina speciale della filosofia ma come il modo appropriato per afferrare il reale come razionale. Noi chiamiamo questo processo passaggio dall’oggettivo al soggettivo; soggettivare il mondo esterno attraverso l’esperienza motoria per poi poter sviluppare il ragionamento logico.

Nella filosofia classica, la realtà è stata indagata attraverso la ragione teorica. Dobbiamo tuttavia tener conto che coloro che potevano dedicare tempo a queste riflessioni erano liberi dalle attività pratiche, svolte invece dagli schiavi che non avevano accesso alla conoscenza teorica. La ragione procedeva verso le idee, la metafisica, l’a-priori a cui l’uomo poteva accedere attraverso l’intuizione. L’intuizione guidava alla comprensione dell’essere attraverso un processo induttivo; dal particolare si giungeva all’universale. Dalla natura contingente era possibile passare alla natura essenziale e giungere alla verità completa e indipendente. Il percorso veniva considerato anche in senso opposto: dall’idea suprema generale si giungeva al particolare. Lo spostamento su entrambi i percorsi, tuttavia, era unidimensionale, su un solo asse.

12Marcuse, :1964

13 Marcuse, :1964 pag.133, 134

14Marcuse, :1964  pag.135

Questo processo dette origine alla logica dialettica, in cui potenzialità e attualità costituiscono due dimensioni dell’essere di apparenza e verità. Ma sin dall’inizio la logica dialettica entrò in contrasto con la logica formale di Aristotele. “Nello schema in base al quale Aristotele ha suddiviso e sistemato le scienze non trova posto la logica perché questa non considera né la produzione di qualcosa né l’azione morale né un determinato contenuto distinto da quello della metafisica o della fisica o della matematica. La logica aristotelica invece considera la forma che deve avere qualsiasi tipo di discorso che pretenda di dimostrare qualcosa, e, in genere, che voglia essere probante. La logica mostra come procede il pensiero quando pensa quale sia la struttura del ragionamento e i suoi elementi”.15 Pertanto il termine organon, che significa “strumento” definisce bene il concetto e il fine della logica aristotelica. In questa discussione e sulle basi della nostra teoria, noi intendiamo la struttura descritta dalla logica di Aristotele come il percorso neurale generato da un aspetto dell’energia, l’onda, e in quanto tale, sottoposto all’influenza dell’ambiente nella sua strutturazione. Da sola però questa struttura non permette di giungere alla conoscenza piena e completa perché, proprio come Aristotele sostiene, non considera la produzione di qualcosa; noi diciamo che manca del secondo aspetto dell’energia: il quantum (contenuto per la dialettica classica) che invece è l’unico aspetto dell’energia che la logica dialettica considera nel suo spostamento consequenziale e unidirezionale. Prima di proseguire è necessario richiamare alla mente i fondamenti della teoria biologica della conoscenza. Per la teoria appena nominata, l’essenza della filosofia classica è l’energia dello spazio esterno ed interno che nel suo manifestarsi, segue le leggi della fisica, secondo i suoi due aspetti, l’onda e il quantum, separatamente elaborati nei due emisferi. Essi ci portano a conoscenza nel momento in cui (i due aspetti dell’energia dei due spazi) si sincronizzano sui sistemi di riferimento corpo. Mettendo l’energia muscolare alla base del processo cognitivo abbiamo:

1) annullato il dualismo mente-corpo, e

2) preso in considerazione lo spostamento tridimensionale che l’energia genera nello spazio. È stato infine possibile superare la rigidità della dialettica classica e dare alla dialettica formale la tridimensionalità e considerarle entrambe costituenti essenziali del processo cognitivo. È proprio la memorizzazione e la consapevolezza dello spostamento tridimensionale dei due aspetti dell’energia dei due spazi (il passaggio dall’oggettivo al soggettivo) che determina il

15 Reale-Antiseri, :2012 pag.254

suo significato e rende possibile l’intuizione. Sulla base dei propri bisogni/interessi, il soggetto è così in grado di intuire un percorso neurale utile (onda) su cui mettere in coerenza e coesione le informazioni (quantum) e dare origine alla risposta linguistica, per esempio, che esplicita il nostro pensiero come pure a qualsiasi altro tipo di risposta compreso il comportamento.

Secondo la logica dialettica classica, la conoscenza è possibile in virtù dell’intuizione; ma l’intuizione come può prendere origine? Poiché corpo e mente erano considerati separati l’uno dall’altro, la dialettica classica ha lasciato fuori la prima parte del processo cognitivo; l’acquisizione delle informazioni attraverso l’esperienza personale consapevole, che, come abbiamo appena visto, rende possibile l’intuizione e l’ha sostituita con l’a-priori, l’innato, la divinità. A nostro avviso, questo tipo di conoscenza è stato causa, oltre che di una lunga stagnazione nel processo evolutivo dell’umanità, anche di un modo errato e riduttivo di interpretare il processo mentale che arriva fino ai giorni nostri e ha influenzato la conoscenza in generale. Quindi, non meraviglia il fatto che, ai giorni nostri, il processo mentale si pretenda di studiarlo attraverso la neuro-immagine, ignorando completamente la fase di acquisizione delle informazioni (l’a-priori) che permettono a quelle aree investigate di attivarsi. Neppure è possibile interpretare quelle immagini se non c’è una teoria sotto che ne permette l’interpretazione. La stagnazione fu superata quando l’attività pratica guadagnò rispettabilità e, unitasi alla teoria, rese possibile la rivoluzione scientifica. Il processo cognitivo invece è rimasto incompreso fino alla nostra scoperta, come più avanti vedremo.

D’ora in poi noi indagheremo il processo cognitivo in base alla teoria biologica della mente. Con la rivoluzione scientifica l’attività pratica è diventata il punto di partenza per giungere a conoscenza. L’indagine scientifica parte dall’esperienza per arrivare a formulare la teoria, l’astrazione. La logica formale descrive il processo/il movimento/onda dell’energia dando origine a una struttura/percorso neurale astratto e generalizzato. In virtù della sua forma astratta, in fase di risposta (fase 3) dal soggettivo all’ oggettivo, può descrivere ogni fenomeno; basta cambiare simboli, lettere, numeri, rapporti della sostanza/quantum che sta descrivendo. Il processo conoscitivo inizia con la percezione della realtà proprio come nell’esperienza scientifica con un processo induttivo (botton up, dall’oggettivo al soggettivo) e solo dopo la fase 2 (passaggio dall’oggettivo al soggettivo) è possibile giungere all’astrazione, all’intuizione (in virtù della conoscenza acquisita e del bisogno) per formulare la risposta/il pensiero con un percorso inverso dal soggettivo all’oggettivo e dare inizio a un nuovo ciclo dinamico.

Il pensiero si forma in virtù dell’esperienza. Per la sperimentazione scientifica, la logica dialettica si è dimostrata insufficiente, mentre la logica formale si è rivelata utile alla descrizione e misurazione dei fenomeni. Quest’ultima è riuscita a soddisfare le richieste del neopositivismo (vedi linguaggio) e del comportamentismo e sempre più ha acquistato importanza. Poiché la logica formale, come sopra accennato, perse il significato originario già dai tempi di Cicerone e forse prima, erroneamente ancora oggi essa, senza alcuna distinzione, è intesa come una disciplina di carattere matematico che studia forme di ragionamento deduttivo. Questo tipo di ragionamento però è possibile solo dopo la fase due (passaggio dall’oggettivo al soggettivo). La logica, senza più alcuna distinzione, è diventata il paradigma e la struttura su cui costruire la tecnica. La tecnica, infatti, è l’applicazione della teoria. Riassumendo, la logica è nata dialettica (rapporto tra pensiero e contenuti), elaborazione solo della sostanza con un processo induttivo (stagnazione); è stata poi inconsapevolmente considerata nelle sue due dimensioni (rivoluzione scientifica). Sulla base della teoria presa in considerazione, possiamo affermare che la logica dell’attuale società tecnologica è quella formale di Aristotele che, come vedremo, darà origine a un processo cognitivo deficitario con conseguente alterata percezione del sé e del contesto e condizionerà in modo determinante il ragionamento logico e il comportamento.

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