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La Scuola Italiana – Bisogno Urgente di Cambiamento –

La Scuola Italiana – Bisogno Urgente di Cambiamento –

L’uso abuso di attrezzi tecnologici causa i disturbi specifici di apprendimento DSA come il nostro esperimento riportato in precedenza (vedi introduzione) ha dimostrato.
La scuola è l’istituzione che si occupa dello sviluppo del processo cognitivo, è il luogo dove è possibile osservare tale sviluppo in soggetti sani seguiti da personale educato a tale scopo. Non deve perciò meravigliare se un insegnante, forse più curioso del solito, ha potuto capire le dinamiche del processo stesso. Per cui alla domanda che potremmo porci: “Ma chi educa gli educatori e chi ci assicura che sono nel giusto?”, ora possiamo rispondere e dire: “La scienza” cioè “la teoria che abbiamo appena illustrato”. Essa è nata conseguentemente a una lunga osservazione ed esperienza nel sistema educativo attuale del nostro paese: Italia24, fuori dal dominio della società tecnologica avanzata, perché nessuno ha chiesto all’autrice di fare questa indagine e nessuno l’ha finanziata; è riconosciuta nella sua scientificità dalla comunità scientifica internazionale. Da oltre dieci anni, però, a conferma del controllo dell’informazione, congelata perché scomoda al dominio; la conoscenza scientifica, la verità ostacola la strumentalizzazione della massa e il profitto della classe dirigente (vedi introduzione). A questo proposito affinché la scuola possa assolvere al suo mandato è necessario proteggerla con apposite normative da qualsiasi tipo di propaganda che minacci la sua autonomia e tenti di introdurre nei programmi ministeriali altri contenuti e figure che non siano precedentemente concordati a livello istituzionale sulla base di verità scientifiche, si eviterà, così, l’approvazione di leggi come la legge 170/2010, per esempio. Come ampiamente detto in precedenza il ragazzo ha bisogno di riferimenti certi rappresentati da professionisti appositamente preparati e aggiornati; non da una girandola di figure a scopo propagandistico che oltre a sottrarre tempo, disorientano il ragazzo e la famiglia mettendo in discussione l’autorevolezza dell’insegnante. Un’altra osservazione è necessaria ed è relativa alla unificazione degli obiettivi, dei criteri e standard di valutazione dei risultati raggiunti dagli studenti da Nord a Sud Italia; ciò che è giusto possa essere diversificato è l’approccio didattico che deve tener conto della realtà contestuale di provenienza degli alunni: flessibilità per raggiungere gli stessi obiettivi e gli stessi standard nei risultati.
In accordo con la nostra teoria, questa è la sola soluzione possibile, la sua accettazione o meno dipende dal numero delle menti ancora in grado di giungere a verità e di esercitare l’influenza necessaria a livello politico.
La scuola attuale, però, ha bisogno di cambiamento per poter assolvere al suo mandato. Fino ad oggi e tuttora la scuola educa il bambino seguendo il processo di un solo aspetto dell’energia: il quantum secondo la logica dialettica. Si è convinti che la conoscenza derivi dal pensiero, dalla teoria; lo studio inizia sui libri, come hanno fatto i monaci per tutto il periodo di stagnazione, e non si tiene conto, anzi si ignora, che l’accesso ai libri è possibile solo se nel ragazzo è avvenuto il passaggio dall’oggettivo al soggettivo attraverso l’esperienza motoria.
24 l’Italia è il solo Paese Europeo, compresa la Spagna, che include gli alunni con difficoltà di apprendimento in classi normali.

Questo processo che prima dello sviluppo della tecnologia avveniva inconsapevolmente attraverso l’apprendimento dei vari lavori manuali, adesso non è più possibile ed è quasi scomparso o comunque scoraggiato. Il piccolo artigiano o chiunque provi ad aprire una piccola impresa in cui questo tipo di attività sia richiesta è costretto ad abbandonare il suo progetto; le condizioni che il mercato gli impone sono impossibili da sostenere.
Il gioco è l’altra modalità attraverso la quale le esperienze motorie venivano acquisite. Attualmente ai giochi tradizionali motori si sono sostituiti i giochi alla play station, al computer, al tablet ecc. Se poi ritorniamo in ambito scolastico e ci fermiamo a riflettere sull’orario delle lezioni che viene adottato, possiamo osservare che il numero di ore dedicate al gioco è inconsistente e che anche quelle poche ore previste e scritte sulla carta poi sono sacrificate per l’insegnamento della lingua, alla quale è dedicato un monte orario di gran lunga superiore a qualsiasi altra disciplina. Perché tanto tempo deve essere dedicato all’apprendimento della lingua se è vero, come si continua a sostenere, che il linguaggio è un’abilità innata? Evidentemente non lo è e anche il metodo d’insegnamento non è adeguato. Secondo la nostra teoria il linguaggio non è innato ma si struttura sui percorsi neurali che le esperienze motorie originano, come già abbiamo messo in evidenza nel nostro articolo: “From objective to subjective in language”25.Per queste ragioni prima di tutto la scuola deve mettere il bambino in grado di sviluppare le abilità motorie di base necessarie all’apprendimento in generale e quindi anche all’apprendimento della lingua; ancora una volta il punto di vista deve essere spostato altrimenti possiamo spendere tutto il tempo che erroneamente riteniamo necessario senza ottenere i risultati prefissati. Un’altra domanda dobbiamo porci:” Perché un numero sempre minore di ragazzi riesce a comprendere la matematica e le scienze naturali?” La risposta è sempre la stessa: i nostri ragazzi non sono in grado di gestire l’energia in modo tridimensionale, non sono in grado di fare un ragionamento logico. Per la stessa ragione mancano di intuizione, di creatività. La scuola, per poter assolvere al suo mandato deve cambiare metodo spostare il punto di vista come la nostra teoria suggerisce e dimostra.
E’ la scuola che deve farsi promotrice del cambiamento necessario perché l’uomo ritrovi la sua consapevolezza e aiuti la società a ritrovare un equilibrio; la conoscenza porta alla verità e” la verità salva la realtà dalla distruzione” 26 (Marcuse). In aggiunta alle attuali metodologie
25 Bernardini, :2015
26 Marcuse, :1964
sorpassate, si deve tener conto del fatto che la società tecnologica avanzata non trascura e non salva dal suo dominio neppure la scuola, anzi la vede come un mercato ampio e fruttuoso oltre che come strumento di controllo della massa. La sua influenza è duplice e la esercita sulla famiglia prima e sulla scuola poi, contribuendo in modo determinante allo sviluppo del processo cognitivo nel ragazzo.
Al suo ingresso nella scuola elementare, il bambino si presenta con un bagaglio di esperienze e conoscenze sempre più condizionate dall’uso e dalla sua esposizione a giochi e attrezzi tecnologici che hanno sviluppato un apprendimento basato prevalentemente su informazioni visive e uditive, privo quindi della base su cui si fonda la ragione e il ragionamento logico, cioè l’esperienza motoria consapevole. Nello stesso tempo, la scuola gli richiede un ragionamento teorico e astratto tipico della logica dialettica classica che, come abbiamo visto, esclude l’esperienza motoria consapevole. Ma ciò che è più scioccante è che né la scuola né la famiglia gli offrono un modo adeguato che possa aiutarlo. Se la scuola è ferma alla teoria della logica dialettica, la famiglia è sotto il dominio della logica formale che genera un percorso neurale unidirezionale ed è privo di contenuto e impedisce il ragionamento logico. Ciò che emerge a livello di risultati scolastici nei casi di normalità è:
1) la difficoltà nella comprensione delle materie scientifiche e matematiche, e nel ragionamento logico o problem solving,
2) l’abbandono scolastico spesso da parte dei ragazzi che alla base della loro conoscenza hanno l’esperienza pratica. Sono spesso le menti più brillanti che non trovano un supporto adeguato nella famiglia e la scuola non riesce a interessare e a comprendere.
Nei casi di disturbi specifici di apprendimento, frutto dell’esposizione ad attrezzi tecnologici, che nelle ultime decadi sono aumentati in modo preoccupante, (vedi grafici 1, 2 sotto riportati) si interviene con un rimedio che è la causa dello stesso male: la società ad una dimensione, dice Marcuse, dove razionalità e irrazionalità convergono.

Il grafico 1- mostra la distribuzione geografica sul territorio di alunni DSA con netta prevalenza di casi al Centro-Nord rispetto al Sud. Al Sud però abbiamo la più alta percentuale di abbandono scolastico e delinquenza giovanile.

Il grafico 2- evidenzia il consistente aumento di alunni DSA dal 2010 al 2017, inoltre il persistere del disturbo oltre la scuola di primo grado.

Secondo la nostra ricerca, fatta per lunghi anni nella scuola dell’obbligo in Italia, se in soggetti in età evolutiva le esperienze motorie sono ridotte a favore di una esposizione prolungata davanti a video giochi, computer, mass media ecc., se cioè il bambino è sollecitato a elaborare prevalentemente informazioni visive e uditive, imparerà ad elaborare informazioni lungo un unico asse direzionale, proprio come si propagano le onde magnetiche e acustiche secondo le leggi della fisica. Questo modo di apprendere dà origine a percorsi neurali rettilinei, memorizzati e selezionati che permettono spostamenti solo avanti e indietro, causando disturbi specifici di apprendimento come dislessia, discalculia, deficit di attenzione, iperattività, difficoltà e/o incapacità di ragionamento/problem solving disturbi psicologici. Il rimedio che l’attuale sistema scolastico propone è l’uso di attrezzi tecnologici, l’uso dello stesso tipo di attrezzi che ha contribuito al deficit. La scuola tramite essi, intende o meglio intenderebbe rispondere alla sua finalità educativa. Invece di provvedere ad una programmazione individuale per il recupero del deficit, permette l’uso di computer con l’auto correzione della scrittura, di calcolatrice per chi non riesce a fare il calcolo semplice ecc. In ultima analisi la scuola toglie qualsiasi possibilità di recuperare il deficit, anzi lo cronicizza e in nome del progresso scientifico incrementa il mercato della società tecnologica e viene meno alla sua finalità (vedi legge 170/2010 entrata in vigore a novembre 2010 dopo la pubblicazione della nostra ricerca). Questi ragazzi arrivano invece a frequentare l’università e qui potremmo aprire una parentesi riguardo agli standard accademici in quanto strumenti di controllo culturale. Nel frattempo, però, mentre gran parte delle menti più brillanti ha abbandonato la scuola, i ragazzi con difficoltà di apprendimento sono arrivati all’università, hanno fatto lavorare insegnanti di sostegno, mantenuto classi che altrimenti sarebbero state ridotte con perdita di posti di lavoro e incrementato il mercato delle tecnologie. Ma quale futuro si prospetta loro? Quale contributo attivo possono dare alla società? Visto il nostro ordinamento scolastico riusciranno a prendere una laurea, magari anche in giurisprudenza, per esempio, ma come faranno a difendere i loro assistiti, quale cavillo legale saranno in grado di tirar fuori, quale ragionamento utile a loro difesa se non distinguono la destra dalla sinistra? Non diciamo in senso politico ma solo nel senso di essere in grado di scegliere la direzione dell’immagine spaziale loro necessaria per gestire il ragionamento in un senso o nell’altro e fare le conseguenti inferenze. Non saranno capaci, questa è la realtà, e allora? Allora avremo individui che cominceranno a dubitare delle proprie capacità, con bassa autostima, facilmente influenzabili, destinati alla depressione o comunque a mettere in atto comportamenti disadattivi. Contribuiranno però a incrementare le industrie della salute e dell’assistenza che caratterizzano l’economia capitalista; questo sarà il loro contributo alla società. La percentuale più alta invece abbandonerà la scuola e incrementerà il numero di disoccupati, altri andranno a rinforzare le file dei giovani delinquenti. Il quadro descritto è piuttosto allarmante; fa intravedere una società costituita da individui con capacità logiche ridotte, bassa autostima, senza occupazione, con disturbi di personalità e incline al crimine. Ma la società a una dimensione, che non è in grado e non permette lo sviluppo di un processo cognitivo adeguato, vuole costruire invece macchine intelligenti per confermare che razionalità e irrazionalità convergono nella società tecnologica avanzata. Grazie alla nostra ricerca, ormai, si conosce come funziona la mente ma queste conoscenze non vengono messe a disposizione della scuola, della massa; vengono invece usate per lo sviluppo tecnologico, per incrementare il profitto. In virtù del fatto che società e individuo condividono lo stesso processo nel loro sviluppo, l’abbassamento del livello intellettivo, degli standard accademici e quanto appena descritto non colpisce solo la massa ma anche chi ha in mano il potere. Lo sviluppo del narcisismo, il burnout, l’aumento esponenziale dei disturbi specifici di apprendimento ad esempio, possono essere considerati fenomeni significativi. La scuola così come è strutturata oggi non è in grado di aiutare a sviluppare un individuo consapevole del proprio sé. È necessario quindi un cambiamento nella programmazione, nel metodo, nella formazione e aggiornamento del corpo insegnante in accordo con la nostra ricerca che ha portato una rivoluzione copernicana nella comprensione del processo cognitivo comportamentale e, conseguentemente, del suo possibile recupero. Anche la psicologia, che del comportamento si occupa, ha bisogno di essere vista sotto una nuova prospettiva.
La teoria biologica della mente di Bernardini A. riesce a dimostrare:
1) come l’esperienza motoria permette alle informazioni del mondo esterno di diventare parte delle mappe neurali (coscienza) per poterle riutilizzare in base ai propri bisogni; porta quindi alla consapevolezza e alla motivazione ed emozione della risposta utile ai nostri bisogni.
2) le sole informazioni visive e uditive provenienti dal mondo esterno non permettono un ragionamento logico. La loro elaborazione lungo un solo asse dà origine a un ragionamento rigido, unidimensionale, disadattivo. Esse inoltre alterano la motivazione, diminuiscono l’empatia e la possibilità di comprendere l’altro e il contesto;
3) solo l’esperienza motoria porta alla consapevolezza, alla strutturazione del ragionamento logico e alla creatività.
In ultima analisi siamo riusciti a dimostrare che il deficit propriocettivo porta al deficit cognitivo e conseguentemente al deficit emotivo comportamentale. Siamo riusciti anche a dimostrare che la società tecnologica avanzata ha spinto e sta spingendo sempre più l’uomo ad usare informazioni visive e uditive contribuendo allo sviluppo di soggetti privi di consapevolezza, di adeguata capacità di giudizio, con abilità intellettive ridotte ed emotività/motivazione alterata, facilmente influenzabili dalla pubblicità scientificamente applicata e inclini al crimine. La loro risposta-comportamento alle sollecitazioni dell’ambiente è disadattiva, pericolosa, aggressiva verso sé stessi (suicidio) e/o verso gli altri, come dimostrano i fatti di ogni giorno nelle nostre scuole e fuori. Noi ci auguriamo che il progetto che l’attuale società tecnologica avanzata ha deliberato di portare avanti dipenda, oltre che dall’ egoismo, anche dalla ignoranza delle conseguenze causate. Ora che la classe dirigente non può più dirsi ignorante in virtù della nostra ricerca e quindi del progresso scientifico ad essa correlato, ci auguriamo che abbia la lucidità di giudizio necessaria a prendere decisioni utili affinché l’uomo possa acquistare la conoscenza, la consapevolezza del proprio sé e possa quindi conoscere il mondo in cui vive secondo verità, che per Marcuse e anche per noi corrisponde all’etica e alla ontologia. È il confronto, la dinamicità tra menti vivaci, creative che porta al progresso e al benessere collettivo e non l’imposizione a far tacere le menti perché chi ha il potere non debba essere disturbato nel suo agiato torpore e incredibile ignoranza. Solo chi conosce sé stesso e il mondo che lo circonda riesce a prevedere il futuro, non teme il cambiamento e sarà sempre in grado di trovare la risposta adatta al bisogno suo e della società. La realtà che ci circonda è una realtà dinamica, non possiamo avere la presunzione di fermarla in uno stadio a noi comodo verso il quale tutti devono uniformarsi. Saremmo allora tornati nell’antichità caratterizzata dalla dialettica classica, dove al posto della metafisica, dell’a-priori, del Dio, si è messo l’uomo ricco e non dovremmo neppure dimenticarci il lungo periodo di stagnazione che questa posizione ha creato. Dobbiamo invece affinare, attraverso l’esperienza motoria consapevole, le nostre abilità cognitive creative per poterci continuamente adattare al naturale cambiamento della realtà stessa nel rispetto dell’individuo e dell’ambiente naturale. Solo così secondo noi l’uomo potrà soddisfare, per quanto possibile, il suo primario bisogno di autorealizzazione. Poiché l’uomo e l’ambiente, secondo la nostra teoria e il suggerimento di Freud, condividono lo stesso processo, appare evidente il nesso tra gnoseologia, ontologia, etica e politica. Il relativismo gnoseologico (la conoscenza dipende da chi e da come conosce) implica il relativismo ontologico (l’essere dipende da come lo si conosce), che implica a sua volta il relativismo etico e politico; bene e male, giusto e ingiusto dipendono da ciò che a ciascuno appare essere utile. Alla citazione soprariportata degli stoici, noi aggiungiamo:
” Solo la conoscenza di noi stessi ci conduce a conoscere la verità e a ritenere utile ciò che è vero”.
Vogliamo anche aggiungere che la società a una dimensione di cui parla Marcuse dove razionalità e irrazionalità convergono può essere intesa, secondo la nostra teoria, come l’interpretazione del processo mentale secondo un solo aspetto dell’energia; cioè: la logica classica in cui viene considerato un solo aspetto dell’energia (quantum) su un percorso unidirezionale, consequenziale dell’energia e quindi razionale che tuttavia diventa irrazionale nel momento in cui si ignora il suo tridimensionale spostamento; proprio come accade nella società tecnologica avanzata. Per questa ragione, noi riteniamo che il concetto di intelligenza/processo mentale debba essere rivisto e con esso tutta la serie di test per la sua valutazione al fine di pianificare un programma sia per il suo sviluppo/educazione sia per la sua rieducazione.
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