HIKIKOMORI and COVID19: come Prodotto della Società Tecnologica Avanzata
LO SCOPO:
Le scienze cognitive hanno voluto assimilare il funzionamento della mente dell’uomo a quello del software di un computer. La teoria e/o teorie che si sono sviluppate a tal fine hanno condizionato in modo determinante e prepotente l’approccio della “scienza” ai processi mentali. Lo scopo di questo articolo è quello di dare una spiegazione, in accordo con la teoria biologica della mente di Alba Bernardini, al perché l’approccio delle scienze cognitive ai processi mentali è errato e come la sua ricaduta su l’uomo e sull’ambiente sia devastante.
MATERIALI E METODI:
A questo scopo, abbiamo preso in considerazione, un fenomeno che si è manifestato inizialmente nei paesi asiatici (Giappone) intorno alla metà degli anni ottanta, attualmente è in aumento e diffuso in tutti i paesi tecnologicamente avanzati definito hikikomori. Secondo noi è la cartina di tornasole/testimonianza utile al nostro scopo; noi definiamo questo fenomeno un disturbo cognitivo-comportamentale, si manifesta in soggetti sani in età prevalentemente adolescenziale in un contesto socioeconomico medio-alto. È essenzialmente caratterizzato da:
1. abbandono scolastico,
2. isolamento volontario dalla società
3. rifiuto ad uscire nel mondo esterno.
In altre parole, il soggetto si rifiuta di uscire dalla sua stanza dove invece passa tutto il tempo davanti a video giochi, cartoni animati e collegamenti online tramite internet. Vive in una realtà virtuale “allenando” il sistema nervoso a processare solo informazioni visive e uditive le sole che il mezzo tecnologico può fornirgli e le sole che le scienze cognitive hanno preso in considerazione nel formulare la loro teoria. Il disturbo è, inoltre, accompagnato da comorbidità come ansia patologica, agorafobia, depressione, narcisismo, aggressività e psicosi.
Il soggetto hikikomori mette in chiara evidenza come la mancanza della elaborazione delle informazioni propriocettive/esperienza personale relative all’energia muscolare dello spazio interno dia origine a disturbi nel processo mentale/comportamentale. Secondo la nostra teoria, il soggetto ha perso il sistema di riferimento/corpo su cui allineare nell’unità di tempo i due aspetti dell’energia (informazioni) provenienti dai due spazi, quindi la consapevolezza/coscienza dello spostamento/uso tridimensionale dell’energia e del suo significato, si affida infatti alle sole informazioni visive e uditive dello spazio esterno. Gli organi di senso: vista e udito che convogliano quelle informazioni, non avendo più il sistema fisico di riferimento tridimensionale muscolo-scheletrico, elaborano le informazioni in modo unidimensionale lungo un solo asse secondo le leggi della fisica relative alle onde elettromagnetiche e acustiche. Queste informazioni restano, perciò, esterne/non esperite e prive di consapevolezza, il soggetto:
1. rimane “chiuso fuori” nello spazio esterno di cui elabora una sola dimensione; allo stesso modo dei soggetti autistici, e non riesce più a entrare in relazione con gli altri e il mondo esterno tri-dimensionale.
2. Il processo mentale è parziale, il comportamento disadattivo-patologico,
3. non conosce il significato dello spostamento tridimensionale dell’energia, non ha intuizione e non riesce a pianificare una risposta utile per adattarsi al mondo esterno tridimensionale; per questo teme gli spazi esterni ed entra in ansia.
4. Ha scarsa autostima, perché non è consapevole del proprio sé
5. ha scarsa empatia.
Tutti le caratteristiche soprariportate sono state ampiamente trattati nella tesi: “Violenza e Coscienza nella Difesa del Sé” (vedi il blog). Quello su cui vogliamo rivolgere ora la nostra attenzione in modo più approfondito invece è l’empatia; cioè il perché gli hikikomori non riescono ad entrare in relazione con gli altri. In modo particolare vogliamo ancora una volta considerare e mettere in relazione l’empatia secondo l’approccio funzionalista delle scienze cognitive e secondo l’approccio biologico della teoria della mente di Alba Bernardini.
DISCUSSIONE
Per fare questo dobbiamo rifarci al fine a cui le scienze cognitive hanno mirato sin dall’inizio: costruire un elaboratore di informazioni che funzionasse sul modello della mente umana (computer, intelligenza artificiale). Secondo questi ricercatori è possibile dedurre dai comportamenti osservabili l’esistenza di costrutti mentali e assimilare il funzionamento di un software al processo mentale umano. Per cui il costrutto mentale a cui essi fanno riferimento è il comportamento che, nella teoria biologica della mente, corrisponde alla fase tre del processo mentale; la risposta, il top-down.
Ciò che invece hanno completamente escluso è il processo che origina quel comportamento ritenuto impenetrabile, black box: la fase uno e due del processo cognitivo, o botton-up è la back box. Secondo la teoria biologica della mente, nella fase uno e due la percezione sincrona dei due aspetti dell’energia dei due spazi dà origine a percorsi neurali, alla formazione della memoria, alla consapevolezza/attenzione, all’arousal sulla base del substrato biologico che la genetica e l’emozione/intenzione determinano conseguentemente alle esperienze vissute. È Il processo botton-up che genera percorsi/reti neurali che, invece, le scienze cognitive hanno dovuto costruire su calcoli matematici probabili e memorie codificate e immagazzinate in unità “bits”. Secondo Gerald M. Edelman:” mental functions cannot be studied by theoretical constructs based on cognitive psychology and computer modeling – rather they have to be rooted in the real biology of brain and brain evolution” (pag.325 left brain right brain S.P. Springer, G. Deutsch; 2003). la domanda che ci poniamo è: “una mente/elaboratore così concepita in cui la coscienza/consapevolezza è negata come può dare spiegazione alla capacità di comprendere emozioni ed intenzioni dell’altro, in una parola: come può essere empatica e giustificare le relazioni sociali? Anche in questo caso, coerentemente, le scienze cognitive hanno preso in considerazione il processo top-down.
Intorno agli anni ‘80, ’90, proprio attraverso la neuroimmagine, G. Rizzolatti e Coll. scopre i neuroni specchio: un gruppo di neuroni che si attiva sia quando la scimmia compie un’azione, sia quando la osserva compiere ad altri. Questi neuroni si riscontrano anche nell’uomo e, secondo questi ricercatori, sarebbero responsabili delle capacità empatiche nell’uomo pur non ammettendo la coscienza (intelligenza emotiva). Tale affermazione tuttora ritenuta valida e su cui le scienze cognitive e l’attuale psicologia si basano, deve essere rivista e riconsiderata alla luce della teoria biologica della mente di Alba Bernardini (2008). Quanto afferma G. Rizzolatti e Coll. è stato rilevato tramite la neuroimmagine per cui l’attivazione di quei neuroni, sia che il soggetto sia attivo o passivo, deve essere considerata come risposta/top-down conseguente al processo botton -up che è sotto e la precede. Secondo la teoria biologica della mente, nel processo (botton-up), i neuroni dell’emisfero destro, attivati dalle basse frequenze dell’energia, nell’unità di tempo si “rispecchiano”, da destra a sinistra e/o viceversa, si ribaltano sopra-sotto come su una copia di carta carbone, sui neuroni dell’emisfero sinistro, attivati dalle alte frequenze della stessa energia.
In virtù dell’esperienza motoria e dei sincroni ribaltamenti sui tre assi direzionali le informazioni dei due spazi, acquistano tridimensionalità, soggettività e consapevolezza (conoscenza consapevole vedi blog -da intelligenza emotiva a conoscenza consapevole). e passano dall’oggettivo al soggettivo. Solo grazie a questo passaggio è possibile entrare in relazione con gli altri e il mondo che ci circonda (essere empatici).
Questo passaggio è cruciale; per la prima volta Alba Bernardini (che scrive) ha reso possibile dare le basi biologiche alla coscienza, perché ha preso in considerazione l’energia muscolare come energia tipo, i due aspetti dell’energia, il corpo come sistema fisico di riferimento su cui i due aspetti dell’energia dei due spazi si allineano nell’unità di tempo per essere elaborati come l’energia muscolare del solo spazio interno, e diventano parte dei percorsi neurali del soggetto in accordo con il substrato biologico e, quindi, con gli stati emozionali. Solo se il rispecchiamento è avvenuto nel botton-up i neuroni specchio che G. Rizzolatti ha potuto rilevare, tramite neuroimmagine, possono attivarsi nella fase top-down: nei soggetti autistici, per esempio, ciò non è possibile. L’altro motivo per cui l’interpretazione data ai neuroni a specchio di G. Rizzolatti è errata è dovuta al fatto che, sebbene la loro attivazione ci confermi che il rispecchiamento è avvenuto non ci può informare sul deficit sottostante (sincronismo alte e basse frequenze dell’energia/informazioni) quindi non è utile al recupero del processo cognitivo comportamentale
Per quanto sopra argomentato, appare evidente che:
1. l’uso improprio delle tecnologie causa disturbi cognitivo-comportamentali (DSA, hikikomori per esempio
2. la posizione sostenuta da G. Rizzolatti e dalle scienze cognitive e psicologiche relativa ai neuroni specchio non permette di conoscere il processo cruciale che sta sotto.
3. l’attuale psicologia non è in grado di prendersi in carico in modo adeguato ed efficace i soggetti con disturbi cognitivo-psicologici-comportamentali.
4. una normativa concordata a livello internazionale è necessaria per regolamentare l’uso corretto delle tecnologie.
La tabella sopra riportata mostra le differenze tra le due teorie e i relativi approcci: funzionalista e biologico
In ultima analisi, le scienze cognitive hanno preso a modello la mente umana per costruire una mente artificiale, ma se l’uomo struttura il suo processo mentale affidandosi alla mente artificiale perde la consapevolezza di sé per diventare hikikomori: il prodotto umano più fedele e meglio riuscito alla assimilazione della mente umana al software di un computer l’alienazione di sé stesso della sua natura umana, non è né macchina né uomo, ha perso la coscienza, la consapevolezza del suo sé non riesce più a relazionarsi con il mondo reale che non comprende e rifiuta, mentre preferisce “vivere” in un mondo virtuale che reale non è.
La teoria biologica della mente, a differenza delle scienze cognitive, rende possibile individuare il deficit percettivo nel processo botton-up e procedere scientificamente alla sua rieducazione e/o prevenzione. La lettura della scoperta di G. Rizzolatti e col. deve essere riconsiderata per evitare false verità (le cause dell’autismo le conosciamo per esempio) e impossibilità di intervento dove necessario. La scienza va avanti, riconoscere che certe posizioni sono state superate non è vergogna o disonore perché il progredire della scienza si fonda anche sui risultati raggiunti da chi ci ha preceduto. Se invece nonostante l’evidenza scientifica si congelano nuove ricerche e si insiste su posizioni superate non si può parlare di stupidità tra gli scienziati ma di interesse e disonestà intellettuale (vedi legge 170/2010 art. blog).
Lo sviluppo tecnologico ha permesso all’uomo un grande progresso ma se l’uso delle tecnologie non verrà regolamentato, finirà per distruggerlo; avrà così avuto ragione Eistein quando afferma che “nel momento in cui la tecnologia sfuggirà di mano all’uomo avremo una società di idioti”.
Per completare la nostra discussione, torniamo alla psicologia delle masse che abbiamo riformulato sulla ipotesi di Freud (vedi staticità e totalitarismo in tesi); in cui scientificamente si sostiene che società e individuo condividono lo stesso processo cognitivo psicologico. In accordo con questa teoria accanto al fenomeno hikikomory (uomo) dovremmo riscontrare un fenomeno parallelo nella società: la pandemia covid19 per esempio.
Come i due fenomeni sono correlati? Il grande sviluppo tecnologico, socio-economico è avvenuto non solo a spese della salute mentale dell’uomo ma anche dell’ambiente in cui l’uomo si è espresso e si esprime. L’ambiente naturale non è stato e non è minimamente rispettato, ciò che conta è il profitto che si deve ricavare ad ogni costo, il clima via via è cambiato e sta cambiando rapidamente e drammaticamente. Nonostante i ripetuti tentativi di intervento per fermare questa evoluzione negativa non si è riusciti e non si riesce a trovare un accordo a livello internazionale per mettere in atto una strategia. Temiamo che, se a governare arrivano “hikikomori”, sarà impossibile un accordo per qualsiasi intervento utile. I cambi climatici tra l’altro portano allo sviluppo di nuovi organismi, microorganismi e virus. Se osserviamo i dati abbiamo la conferma che questi cambiamenti prevalentemente prendono origine, nei paesi Asiatici (SARS, MERS, peste suina, covid19 sono esempi) dove da una realtà povera e poco industrializzata, sopravvissuta alla catastrofe della bomba atomica, rapidamente si è passati a una società ricca e tecnologicamente avanzata. Sembra che queste popolazioni, rispondano senza riserve e con grande impegno ed entusiasmo all’uso di nuove tecnologie in cui diventano estremamente competenti ma anche hikikomori. Noi ci limitiamo semplicemente a rilevare l’evidenza ma Il perché dovrebbe essere oggetto di studio attento e approfondito dal momento che la globalizzazione ne fa un fenomeno che coinvolge tutti in modo drammatico.
Nel dramma, però, c’è sempre ironia: attualmente, un virus denominato covid19, estremamente aggressivo e sconosciuto a cui l’uomo, distrattamente ha creato le condizioni perché potesse generarsi, ora sta sfuggendo al suo controllo riducendo drasticamente la popolazione del pianeta insieme a profitti ed economie mondiali. Il cieco progresso ha creato le condizioni per autodistruggersi tirandosi dietro il suo autore il quale a sua volta è sottoposto a continua involuzione intellettiva (DSA, ikikomori per esempio). Non è facile prevedere come ne usciremo e temiamo che il momento ipotizzato da Eistein sia ormai arrivato, forse ciò che non poteva prevedere è il modo in cui gli idioti avrebbero deciso la sorte di tutti.
Vogliamo sperare che questa pandemia permetta a chi sopravvive di riflettere e permetta all’uomo di ritrovare sé stesso. Questa terribile esperienza dovrebbe far capire che la massima attenzione deve essere rivolta all’uomo alla sua educazione/formazione e all’ambiente in cui vive.
Uomo consapevole (come processo mentale) e sviluppo ecosostenibile (come comune motivazione) sono i due principi che accomunano uomo e società secondo la nostra riformulazione della psicologia delle masse; salute psicofisica e ricchezza economica sono solo le conseguenze/risposte. È sempre lo stesso processo nell’uomo così come nella società: il botton-up anticipa il top-down; eppure è molto semplice e riassunto perfino in un proverbio popolare: “la casa non sta in piedi se per costruirla si parte dal tetto”. Secondo noi, solo se la scienza sarà libera da pregiudizi e interessi di parte l’uomo e l’ambiente avranno una chance.