Dove Sta Andando La Scuola Italiana
È una domanda che mi sono posta da lungo tempo e che credo si stiano ponendo in molti. da questa riflessione è esclusa l’attuale situazione di emergenza COVID in quanto emergenza ha bisogno di altre considerazioni. Prima però devo fare una premessa necessaria; per capire la situazione attuale è necessario conoscere i fatti che la hanno determinata.
Prima del 1977, anno in cui viene approvata la legge 517, gli alunni con difficoltà di apprendimento frequentavano classi speciali. Dopo l’approvazione della legge 517/77 tutti gli alunni indistintamente sono stati ammessi a frequentare lo stesso corso di studi. Questa legge avrebbe avuto uno scopo inclusivo. Scopo nobile e condivisibile senza dubbio ma l’inclusione, visti i risultati a distanza di tempo (oltre 40 anni), possiamo dire che è stata a dir poco disastrosa e ha generato una scuola che non permette un percorso formativo adeguato né per gli uni né per gli altri per i motivi sotto riportati:
- per affrontare un percorso comune occorrono prerequisiti di base comuni; non ci sono alternative.
- se non esistono la scuola deve poter agire con interventi mirati affinché gli alunni in difficoltà possano partecipare e a tutti sia garantito il diritto all’istruzione.
La scuola però non è stata in grado di rispondere al punto 2 e i risultati sono sotto gli occhi di tutti coloro che abbiano la volontà di vedere. Su questa direzione torneremo ad avere la stessa situazione che la legge 517/77 aveva forse intenzione di eliminare, ma capovolta cioè: la scuola pubblica sarà una scuola differenziale mentre si svilupperà una scuola privata, come già sta accadendo, in cui i ragazzi in difficoltà non sono ammessi (purché si pretenda sussidi dallo stato/pubblici) e non tutti avranno le possibilità economiche per potervi accedere. Questo di certo non è progresso né democrazia oltre al fatto che le menti forse più brillanti saranno lasciate per strada.
Un’altra cosa di cui dobbiamo tener conto: l’Italia è un paese dell’Unione Europea e pertanto i nostri ragazzi sono anche cittadini europei che si troveranno a competere con giovani che hanno avuto un’altra formazione e difficilmente saranno in grado di tenere il passo o essere propositivi e competitivi.