Title Image

Introduzione alla Tesi “Violenza e Coscienza nella difesa del sé”

Introduzione alla Tesi “Violenza e Coscienza nella difesa del sé”

Il comportamento, che come vedremo si identifica con il processo cognitivo, sarà indagato secondo la teoria elaborata da A. Bernardini 1 e non da Eric Kandel, come viene riportato su alcuni testi e come lui stesso ha smentito in una intervista televisiva. L’autrice ha sviluppato tale teoria in seguito alla sperimentazione del suo metodo rieducativo/riabilitativo su bambini in età scolare con deficit percettivi motori cognitivi; teoria che d’ora in poi sarà denominata teoria biologica della mente. Su di essa hanno basato l’intelligenza artificiale e l’applicazione di protesi meccaniche comandate dal cervello umano. I risultati della sperimentazione, hanno messo in evidenza che i disturbi di apprendimento, e quindi del comportamento, dipendono dalla mancanza di sincronismo tra l’energia dello spazio esterno e l’energia dello spazio interno sul sistema di riferimento corpo nell’unità di tempo.

Per comprendere meglio questa indagine, prima viene riportata la teoria biologica della mente nella sua sintesi, poi la sperimentazione del metodo su due soggetti: un autistico ASD e F81 o DSA (disturbi specifici di apprendimento); in entrambi le strutture che elaborano l’informazione non hanno subito traumi e/o insulti neurologici.

Nella continua correlazione tra l’uomo (lo spazio interno) e l’ambiente (lo spazio esterno), l’autrice per formulare la sua teoria, inizialmente, ha preso in considerazione la psicologia cognitiva che considera il processo cognitivo come il processo mentale che si origina dalla elaborazione dello stimolo dell’energia che viene dallo spazio esterno (informazioni visive e uditive). Ma in virtù della sua esperienza nel campo delle scienze motorie essa si è resa conto che il SNC (Sistema Nervoso Centrale) elabora l’energia dello spazio esterno come l’energia muscolare dello spazio interno. Questa considerazione ha portato l’autrice a prendere in esame, per la prima volta:

  1. l’energia muscolare per formulare una teoria sul processo cognitivo,
  2. i due aspetti dell’energia: l’onda e il quantum,
  3. Un sistema di riferimento e una costante per valutare il rapporto tra i due aspetti dell’energia. Il corpo (apparato muscolo-scheletrico) è il sistema di riferimento su cui un quantum meccanico produce un’onda meccanica e la propriocezione è la costante che permette la valutazione del loro rapporto nell’unità di tempo.

L’aver preso in considerazione l’energia muscolare dello spazio interno per la strutturazione del processo cognitivo ha reso possibile mettere in correlazione i processi fisiologici con i processi psicologici e dare alla coscienza quelle basi biologiche necessarie affinché la psicologia, che del comportamento si occupa, possa diventare una scienza come auspicava lo stesso G. M. Edelman. Di conseguenza, il processo mentale deve essere considerato come il processo che si sviluppa non solo dalla elaborazione dello stimolo dell’energia che viene dallo spazio esterno ma anche dallo stimolo dell’energia che viene dallo spazio interno nella loro continua correlazione.

Inoltre, A. Bernardini ha assunto come vere le teorie di seguito riportate:

  • La teoria Elettro-fisiologica di R.R. LLinas3.
  • La teoria delle differenze emisferiche di Sergent J.4 et al. di cui A. Bernardini ha dato la sua originale interpretazione, evidenziando che la differenza consiste nella differente specializzazione degli emisferi nella elaborazione delle due diverse frequenze dei due aspetti dell’energia (RH elabora l’onda a bassa frequenza, LH elabora il quantum ad alta frequenza).
  • Teoria della selezione dei gruppi neurali di G. M. Gerald Edelman5
  • Principi della stereo-fotogrammetria: l’informazione registrata a ogni millesimo di secondo sul sistema di riferimento genera un continuum di immagini spaziali o” starting position”, ciascuna delle quali è generata dalla precedente (fase afferente) e determina la successiva (fase efferente).

3 R.R. Llinas 1994

4  Sergent J. 1986

5 Edelman G.M. 1992

Secondo questa ricerca, l’elaborazione dell’informazione, per passare da una starting position alla successiva, corrisponde alla forma più elementare del processo cognitivo che può essere diviso in tre fasi:

  1. Fase percettiva o afferente (dall’oggettivo al soggettivo o botton up);
  2. Acquisizione consapevole dell’informazione (passaggio dall’oggettivo al soggettivo)
  3. Fase efferente con la riutilizzazione dell’informazione memorizzate (passaggio dal soggettivo allo oggettivo o risposta o top down).

Teoria biologica della mente (processo cognitivo)

Prima fase

Essa consiste:

1) nell’elaborazione dell’energia che viene dai due spazi;

2) nell’elaborazione dei due aspetti dell’energia dei due spazi.

  • ELABORAZIONE DELL’ENERGIA CHE VIENE DAI DUE SPAZI
  1. Le informazioni dello spazio esterno, convogliate dalla modalità visiva, sono registrate sul sistema di riferimento della retina secondo due assi (verticale e orizzontale). L’asse verticale distingue le informazioni nell’emi-campo visivo sinistro e destro, l’asse orizzontale distingue le informazioni secondo due punti opposti di vista (sopra e sotto).
  2. Le informazioni dello spazio interno, veicolate dalla modalità somato-sensitiva sono sottoposte alla stessa registrazione sul sistema di riferimento, costituito dai segmenti corporei. L’asse verticale distingue le informazioni nel lato sinistro e destro del corpo, l’asse orizzontale distingue le informazioni secondo due punti opposti di applicazione della forza.

Sulla base della sistemazione del punto di fissazione e del punto di origine del movimento, le informazioni visive e somato-sensitive possono allinearsi nell’unità di tempo. Il punto di fissazione e il punto di origine del movimento corrispondono al punto d’incontro tra l’asse verticale e l’asse orizzontale del sistema di riferimento che è comune alle due modalità.

  • ELABORAZIONE DEI DUE ASPETTI DELL’ENERGIA DEI DUE SPAZI

Ciascuno emisfero, secondo la propria competenza elabora solo un tipo di frequenze dello stimolo del lato controlaterale del corpo e dell’emi-campo visivo controlaterale, relativo a un solo punto di fissazione e di applicazione della forza (LH elabora l’alta frequenza o quantum, RH elabora la bassa frequenza o onda). Così la fase afferente dell’informazione finisce con due percorsi neurali complementari. Nessuno dei due è sufficiente a definire la tridimensionalità dell’informazione per determinare la risposta della successiva starting position.

Terza fase

La successiva starting position sarà definita solo quando, in fase efferente in base all’intenzionalità del soggetto, i due percorsi neurali complementari (onda e quantum) sono ancora invertiti nelle direzioni opposte sui tre assi direzionali e l’informazione è trascritta in una nuova sequenza.

Comunque, per essere riutilizzata in fase efferente, l’informazione deve essere memorizzata, astratta e generalizzata nella seconda fase; consapevolezza, motivazione attenzione, pensiero logico, creatività saranno possibili solo se nella seconda fase sarà avvenuto il passaggio dall’oggettivo al soggettivo.

Seconda fase

Secondo la teoria biologica della mente, il sincronismo e l’allineamento dell’informazione sul sistema di riferimento (corpo, retina) sono la condizione essenziale per la sua memorizzazione. Questo significa che:

  1. L’energia dei due spazi è elaborata come l’energia di un solo spazio: il processo motorio si identifica con il processo mentale/cognitivo ed è l’unico processo che il SN elabora. L’energia dello spazio esterno diventa parte delle mappe neurali visive e somato sensitive, cioè passa dall’oggettivo al soggettivo, l’informazione diventa consapevole (consapevolezza).
  2. I due percorsi neurali complementari, che sono separatamente elaborati nei due emisferi, possono appartenere alla stessa immagine mentre si ribaltano sui tre assi direzionali.

Il sincronismo dipende da:

  1. Ripetizione dell’esperienza motoria soggettiva (selezione dei percorsi neurali)
  2. Centri emozionali (meccanismi biochimici, corredo genetico). I meccanismi biochimici sulla base delle esperienze motorie e dell’emozione e motivazione, stabiliscono la velocità delle sinapsi e determinano il loro sincronismo (correlazione tra processi fisiologici e psicologici).
  3. Le informazioni fuori tempo non entrano in memoria, rimangono inconsce e creano in fase di risposta errori motori, cognitivi affettivi, comportamentali e problemi psicologici.

Sulla base della teoria sopradescritta:

1) il processo motorio si identifica con il processo cognitivo;

2) il processo cognitivo è l’unico processo che il SN elabora, compreso quello della trasmissione genetica;

3) la coscienza/consapevolezza trova, per la prima volta, le sue basi biologiche, i processi fisiologici si correlano a quelli psicologici, le informazioni provenienti dai due spazi possono essere memorizzate e riutilizzate per pianificare la risposta, utile al bisogno del soggetto in quel momento e in quel determinato contesto (comportamento);

4) la psicologia, che si occupa del comportamento, può ora essere definita una scienza così come G.R. Edelman auspicava: “There can be no complete science, and certainly no science of human beings until consciousness is explained in biological terms”.

La sperimentazione più significativa che conferma la teoria appena descritta è quella sotto riportata. L’autrice ha messo a confronto la performance di due soggetti: una bambina (Debora) di 12 anni affetta da ASD e quella di un bambino (Marco) di 10 anni diagnosticato DSA (F81). Entrambi seguirono programmi individualizzati tre volte alla settimana per sei mesi in accordo con il metodo rieducativo che ha portato alla formulazione della teoria biologica della mente.

La sperimentazione su Debora portò l’autrice a scoprire le cause biologiche dell’autismo 2. In questi soggetti l’informazione convogliata dall’energia muscolare arriva in ritardo, è fuori tempo, a causa di un errore nella codifica di 5-HT2c receptors isoform nel RNA a conferma del fatto che il SN elabora un solo processo. Essi elaborano, perciò, nell’unità di tempo solo l’energia elettromagnetica e acustica dello spazio esterno.

Marco, un bambino sano, è stato lasciato davanti a video giochi, TV, play station per lunghi periodi sin da piccolo, come i genitori riferirono. Testi iniziali mostrarono deficit comuni a entrambi i soggetti anche se con differente severità. Se richiesto, essi sono incapaci di orientarsi nello spazio, sono inconsapevoli della loro lateralità, non percepiscono le tre dimensioni, hanno difficoltà a leggere e a scrivere/dislessia, hanno difficoltà di attenzione e nella risoluzione di problemi; tuttavia Marco riportò un IQ alto. I risultati raggiunti da Debora dopo il trattamento furono interessanti in relazione agli obiettivi prefissati dal programma individualizzato. I risultati di Marco furono oscillanti: i genitori, che lavoravano entrambi, furono incapaci di tenere lontano il proprio figlio dagli attrezzi tecnologici sopra nominati. L’esperimento dette prova che 1) entrambi percepiscono nell’unità di tempo solo le alte frequenze dell’energia dello spazio esterno (onde elettromagnetiche e acustiche), 2) memorizzano un solo aspetto dell’energia (il quantum), secondo un solo punto di vista su un solo asse orizzontale con uno spostamento avanti e indietro come le onde elettromagnetiche e acustiche fanno in accordo con le leggi della fisica. La risposta, perciò, è una risposta causa-effetto, ripetitiva, stereotipata e impossibile a generalizzare e pianificare. Il ragionamento logico è impossibile, la motivazione, l’emozione e la relazione sociale sono alterate.

Il quoziente intellettivo IQ assegnato a Marco, inoltre, così come quello degli autistici ad alto funzionamento, dimostra che attualmente le variabili prese in considerazione nel test IQ si riferiscono in modo prevalente alla valutazione del quantum dell’energia dello spazio esterno lungo un solo asse. Come l’esperimento mette in evidenza, però, la percezione visiva e uditiva non è sufficiente a sviluppare il pensiero logico. Marco, come Debora, infatti, non è in grado di risolvere problemi; gli manca la memorizzazione dello spostamento tridimensionale dell’onda che l’energia genera e che determina il suo significato.

L’esperimento ci permette di sostenere quanto segue: affinché il quantum possa ribaltarsi su una onda tridimensionale, l’informazione dello spazio esterno deve allinearsi nell’unità di tempo sul sistema tridimensionale corpo attraverso l’energia muscolare: l’oggettivo deve diventare soggettivo, l’energia dello spazio esterno entra, così, a far parte delle mappe corporee (origine biologica della coscienza). In questo modo la propriocezione permette di quantificare/valutare le coordinate spaziali (sopra-sotto, destra-sinistra, avanti-indietro), di mappare il quantum sulla sua onda e di stabilire il suo uso/significato. L’onda/significato memorizzata diventa intuizione nel pianificare la risposta successiva, essa anticipa e rende possibile una nuova combinazione del quantum sull’onda (pensiero logico). Secondo l’intenzione e la combinazione del quantum la risposta può essere motoria, grafica, verbale, matematica ecc. Siccome il comportamento è l’equivalente della pianificazione della risposta attraverso l’azione, un deficit percettivo impedisce di accoppiare il quantum/azione/alla sua onda/uso/significato; la risposta/comportamento è incoerente, atipica, patologica.

In virtù dell’astrazione del solo item elaborato dal SN, noi consideriamo in questo contesto onda=interesse/intuizione/intenzionalità, è l’onda cioè che guida e dà significato al nostro comportamento e il quantum sono le azioni strettamente interconnesse. Onda e quantum insieme determinano la pianificazione della risposta finalizzata a rispondere al nostro interesse o bisogno. In accordo con le teorie dell’appraisal, inoltre, consideriamo l’interesse centro dell’emozione per giungere a concludere che ogni pianificazione del comportamento è determinata da un’emozione e per questo noi definiamo l’emozione l’attività dinamica del processo cognitivo/comportamentale. Emozione (Eros) e coscienza (Logos) caratterizzano l’intelligenza umana e rendono possibile elaborare e soggettivare, attraverso l’esperienza motoria, una sequenza di eventi astratti e generalizzati (frequenze alte e basse dell’energia), comuni al soggetto e all’oggetto (spazio interno ed esterno), che seguono le leggi della fisica. Il comportamento corrisponde, quindi, alla pianificazione della risposta e sarà tanto più consapevole quante più informazioni dei due spazi saranno elaborate nell’unità di tempo sui sistemi di riferimento. Se, invece, a causa di deficit percettivi, del “fuori tempo” le informazioni che arrivano a coscienza sono ridotte, solo quelle coscienti saranno utilizzate nella risposta e le altre rimarranno inconsce. L’inconscio e la conoscenza parziale e alterata della realtà renderanno il soggetto vulnerabile e facilmente influenzabile, dubbioso nei suoi bisogni, interessi ed emozioni e, come dice Freud, sarà più facilmente sottoposto al contagio della società.

Si può quindi concludere che Il “fuori tempo”, il disturbo cognitivo comportamentale può essere causato da:

  1. un deficit percettivo dell’energia dello spazio interno; in tal caso la causa è genetica: autismo, per esempio.
  2. Danni alle aree cerebrali interessate all’elaborazione dell’energia; insulti neurologici e/o traumi cerebrali.
  3. Un deficit percettivo dell’energia dello spazio esterno; deficit visivi e/o come fenomeno della società tecnologica avanzata, F81 o DSA (disturbi specifici di apprendimento).

Inoltre, come conseguenza della selezione di percorsi neurali (TNGS di G. M. Edelman) e/o ripetizione della performance, dobbiamo concludere che, in assenza di insulti e/o traumi cerebrali, è il deficit percettivo che altera l’area cerebrale interessata e la sua attivazione e non viceversa perciò non è possibile basare la ricerca sull’area cerebrale anomala.

Quanto appena detto ci porta ad una ulteriore riflessione: poiché la ricerca scientifica attuale ha indagato e indaga il processo mentale in ambito clinico attraverso la neuroimmagine, quindi, con particolare attenzione alle aree cerebrali coinvolte, ha dovuto considerare come genetici tutti quei deficit a cui non trova risposta sulla base di una tecnica investigativa impropria. Sotto questa prospettiva si spiega ma non trova giustificazione l’approvazione della legge 107/2010 sui DSA/F81 nell’ordinamento legislativo italiano, per esempio, poiché già nel 2008 la nostra ricerca era pubblicata e conosciuta. Nello stesso modo si spiega perché la scoperta sull’autismo di Bernardini Alba non è ancora divulgata. Inoltre la genetica ha acquistato un particolare interesse fino a pensare di intervenire sul genoma umano per individuare e rimuovere il gene ritenuto responsabile del deficit/disturbo. Ammesso che il gene responsabile sia stato individuato correttamente, una domanda però resta sospesa: “E’ possibile prevedere come l’ambiente esterno ed interno influirà su questa artificiosa combinazione genetica?”.

Il limite investigativo dell’attuale ricerca scientifica è stato superato quando la ricerca è stata spostata nell’ambito educativo dove il processo mentale, assente da insulti e traumi neurologici ma non da deficit percettivi motori cognitivi, è stato sottoposto all’indagine degli insegnanti. Particolare attenzione è stata posta alla correlazione tra deficit cognitivi e deficit motori e al fatto che il deficit cognitivo era superato se prima veniva superato il deficit motorio. Una specifica metodologia è stata elaborata e il successo della sua applicazione ha portato ad approfondire la ricerca per dare risposta al perché il metodo funzionasse. Questo è stato fatto da Alba Bernardini, (insegnante elementare, insegnante di educazione fisica, terapista e psicologa) nell’Ordinamento Scolastico Italiano dove gli alunni con difficoltà di apprendimento sono inseriti nel corso normale di studi. È stata una iniziativa individuale, suggerita da una disperata necessità educativa che ha però portato a risultati di rilevanza incredibile nel campo delle neuroscienze e non solo: si è trovato, tra l’altro le basi biologiche della coscienza; scoperta impossibile attraverso la neuroimmagine. Questo ha creato un terremoto in ambito scientifico per due motivi: 1) la scoperta è stata fatta “sul campo” fuori dall’ambito medico e fuori dall’ambito accademico, 2) ha messo in discussione tutta la ricerca portata avanti fino ad ora non solo in ambito medico scientifico ma anche in quello filosofico educativo. Poiché il processo mentale è prima di tutto di competenza educativa, è necessario, sin da subito, invece di cercare di impadronirsi di una scoperta impossibile in campo clinico per le motivazioni sovra esposte, definire gli ambiti di competenza e i punti di convergenza tra salute ed educazione in modo da creare un servizio utile all’individuo e alla società. Sulla base delle cause sopra esposte, insulti neurologici e traumi cerebrali dovrebbero essere di competenza clinica, deficit percettivi, invece, di competenza educativa e rieducativa. Ma come la nostra sperimentazione dimostra, qualunque sia la causa, il deficit che ne consegue è governato dalle stesse leggi che la nostra teoria ha formulato, perciò il possibile recupero deve seguire le stesse leggi. Il punto di convergenza quindi deve essere nella diagnosi e nel recupero. (vedi attuale trattamento)

Da quanto fin qui esposto è possibile concludere che la risposta che un soggetto mette in atto per soddisfare i suoi bisogni diventa disadattiva e/o patologica quando non è capace di percepire il proprio sé e il modo esterno sui tre assi direzionali nell’unità di tempo; è perciò relativa alle sue abilità percettive.

In accordo, quindi, con i sofisti consideriamo relativa la conoscenza: non esiste un criterio di verità quanto piuttosto un criterio per preferire una cosa ad un’altra. Il criterio è sempre quello dell’utile, del bisogno soggettivamente inteso da colui che agisce. Secondo Freud il bisogno primario dell’uomo è l’autoaffermazione, cioè la realizzazione del proprio sé che, nel confronto con gli altri, lo porta a pianificare dei comportamenti di autodifesa. Quando e perché questi comportamenti sono adattivi/consapevoli e quando disadattivi /violenti è l’oggetto di studio della nostra indagine con particolare attenzione al punto 3: (deficit percettivo dello spazio esterno). La psicologia è la “scienza” che studia il comportamento che si identifica con il processo mentale come sopra esposto.

Per difendere la sua individualità e soddisfare il suo bisogno, l’uomo deve prima di tutto essere consapevole delle sue risorse, conoscere sé stesso e l’ambiente esterno in cui vive. Facendo nostro il famoso motto “Conosci te stesso” (Socrate) e “L’uomo è la misura di tutte le cose” (Protagora), vediamo come l’uomo riesce a conoscersi e a conoscere ciò che lo circonda. Poiché il relativismo gnoseologico è connesso al relativismo etico e politico, sarà nostra cura prendere in esame anche contemporaneamente l’ambiente in cui l’uomo vive; bene e male, giusto e ingiusto dipendono da ciò che a ciascuno appare essere utile nella società in cui vive.

Il comportamento, che come vedremo si identifica con il processo cognitivo, sarà indagato secondo la teoria elaborata da A. Bernardini 1 e non da Eric Kandel, come viene riportato su alcuni testi e come lui stesso ha smentito in una intervista televisiva. L’autrice ha sviluppato tale teoria in seguito alla sperimentazione del suo metodo rieducativo/riabilitativo su bambini in età scolare con deficit percettivi motori cognitivi; teoria che d’ora in poi sarà denominata teoria biologica della mente. Su di essa hanno basato l’intelligenza artificiale e l’applicazione di protesi meccaniche comandate dal cervello umano. I risultati della sperimentazione, hanno messo in evidenza che i disturbi di apprendimento, e quindi del comportamento, dipendono dalla mancanza di sincronismo tra l’energia dello spazio esterno e l’energia dello spazio interno sul sistema di riferimento corpo nell’unità di tempo.

Per comprendere meglio questa indagine, prima viene riportata la teoria biologica della mente nella sua sintesi, poi la sperimentazione del metodo su due soggetti: un autistico ASD e F81 o DSA (disturbi specifici di apprendimento); in entrambi le strutture che elaborano l’informazione non hanno subito traumi e/o insulti neurologici.

Nella continua correlazione tra l’uomo (lo spazio interno) e l’ambiente (lo spazio esterno), l’autrice per formulare la sua teoria, inizialmente, ha preso in considerazione la psicologia cognitiva che considera il processo cognitivo come il processo mentale che si origina dalla elaborazione dello stimolo dell’energia che viene dallo spazio esterno (informazioni visive e uditive). Ma in virtù della sua esperienza nel campo delle scienze motorie essa si è resa conto che il SNC (Sistema Nervoso Centrale) elabora l’energia dello spazio esterno come l’energia muscolare dello spazio interno. Questa considerazione ha portato l’autrice a prendere in esame, per la prima volta:

  1. l’energia muscolare per formulare una teoria sul processo cognitivo,
  2. i due aspetti dell’energia: l’onda e il quantum,
  3. Un sistema di riferimento e una costante per valutare il rapporto tra i due aspetti dell’energia. Il corpo (apparato muscolo-scheletrico) è il sistema di riferimento su cui un quantum meccanico produce un’onda meccanica e la propriocezione è la costante che permette la valutazione del loro rapporto nell’unità di tempo.

L’aver preso in considerazione l’energia muscolare dello spazio interno per la strutturazione del processo cognitivo ha reso possibile mettere in correlazione i processi fisiologici con i processi psicologici e dare alla coscienza quelle basi biologiche necessarie affinché la psicologia, che del comportamento si occupa, possa diventare una scienza come auspicava lo stesso G. M. Edelman. Di conseguenza, il processo mentale deve essere considerato come il processo che si sviluppa non solo dalla elaborazione dello stimolo dell’energia che viene dallo spazio esterno ma anche dallo stimolo dell’energia che viene dallo spazio interno nella loro continua correlazione.

Inoltre, A. Bernardini ha assunto come vere le teorie di seguito riportate:

  • La teoria Elettro-fisiologica di R.R. LLinas3.
  • La teoria delle differenze emisferiche di Sergent J.4 et al. di cui A. Bernardini ha dato la sua originale interpretazione, evidenziando che la differenza consiste nella differente specializzazione degli emisferi nella elaborazione delle due diverse frequenze dei due aspetti dell’energia (RH elabora l’onda a bassa frequenza, LH elabora il quantum ad alta frequenza).
  • Teoria della selezione dei gruppi neurali di G. M. Gerald Edelman5
  • Principi della stereo-fotogrammetria: l’informazione registrata a ogni millesimo di secondo sul sistema di riferimento genera un continuum di immagini spaziali o” starting position”, ciascuna delle quali è generata dalla precedente (fase afferente) e determina la successiva (fase efferente).

3 R.R. Llinas 1994

4  Sergent J. 1986

5 Edelman G.M. 1992

 

 

Secondo questa ricerca, l’elaborazione dell’informazione, per passare da una starting position alla successiva, corrisponde alla forma più elementare del processo cognitivo che può essere diviso in tre fasi:

  1. Fase percettiva o afferente (dall’oggettivo al soggettivo o botton up);
  2. Acquisizione consapevole dell’informazione (passaggio dall’oggettivo al soggettivo)
  3. Fase efferente con la riutilizzazione dell’informazione memorizzate (passaggio dal soggettivo allo oggettivo o risposta o top down).

Teoria biologica della mente (processo cognitivo)

Prima fase

Essa consiste:

1) nell’elaborazione dell’energia che viene dai due spazi;

2) nell’elaborazione dei due aspetti dell’energia dei due spazi.

  • ELABORAZIONE DELL’ENERGIA CHE VIENE DAI DUE SPAZI
  1. Le informazioni dello spazio esterno, convogliate dalla modalità visiva, sono registrate sul sistema di riferimento della retina secondo due assi (verticale e orizzontale). L’asse verticale distingue le informazioni nell’emi-campo visivo sinistro e destro, l’asse orizzontale distingue le informazioni secondo due punti opposti di vista (sopra e sotto).
  2. Le informazioni dello spazio interno, veicolate dalla modalità somato-sensitiva sono sottoposte alla stessa registrazione sul sistema di riferimento, costituito dai segmenti corporei. L’asse verticale distingue le informazioni nel lato sinistro e destro del corpo, l’asse orizzontale distingue le informazioni secondo due punti opposti di applicazione della forza.

Sulla base della sistemazione del punto di fissazione e del punto di origine del movimento, le informazioni visive e somato-sensitive possono allinearsi nell’unità di tempo. Il punto di fissazione e il punto di origine del movimento corrispondono al punto d’incontro tra l’asse verticale e l’asse orizzontale del sistema di riferimento che è comune alle due modalità.

  • ELABORAZIONE DEI DUE ASPETTI DELL’ENERGIA DEI DUE SPAZI

Ciascuno emisfero, secondo la propria competenza elabora solo un tipo di frequenze dello stimolo del lato controlaterale del corpo e dell’emi-campo visivo controlaterale, relativo a un solo punto di fissazione e di applicazione della forza (LH elabora l’alta frequenza o quantum, RH elabora la bassa frequenza o onda). Così la fase afferente dell’informazione finisce con due percorsi neurali complementari. Nessuno dei due è sufficiente a definire la tridimensionalità dell’informazione per determinare la risposta della successiva starting position.

Terza fase

La successiva starting position sarà definita solo quando, in fase efferente in base all’intenzionalità del soggetto, i due percorsi neurali complementari (onda e quantum) sono ancora invertiti nelle direzioni opposte sui tre assi direzionali e l’informazione è trascritta in una nuova sequenza.

Comunque, per essere riutilizzata in fase efferente, l’informazione deve essere memorizzata, astratta e generalizzata nella seconda fase; consapevolezza, motivazione attenzione, pensiero logico, creatività saranno possibili solo se nella seconda fase sarà avvenuto il passaggio dall’oggettivo al soggettivo.

Seconda fase

Secondo la teoria biologica della mente, il sincronismo e l’allineamento dell’informazione sul sistema di riferimento (corpo, retina) sono la condizione essenziale per la sua memorizzazione. Questo significa che:

  1. L’energia dei due spazi è elaborata come l’energia di un solo spazio: il processo motorio si identifica con il processo mentale/cognitivo ed è l’unico processo che il SN elabora. L’energia dello spazio esterno diventa parte delle mappe neurali visive e somato sensitive, cioè passa dall’oggettivo al soggettivo, l’informazione diventa consapevole (consapevolezza).
  2. I due percorsi neurali complementari, che sono separatamente elaborati nei due emisferi, possono appartenere alla stessa immagine mentre si ribaltano sui tre assi direzionali.

Il sincronismo dipende da:

  1. Ripetizione dell’esperienza motoria soggettiva (selezione dei percorsi neurali)
  2. Centri emozionali (meccanismi biochimici, corredo genetico). I meccanismi biochimici sulla base delle esperienze motorie e dell’emozione e motivazione, stabiliscono la velocità delle sinapsi e determinano il loro sincronismo (correlazione tra processi fisiologici e psicologici).
  3. Le informazioni fuori tempo non entrano in memoria, rimangono inconsce e creano in fase di risposta errori motori, cognitivi affettivi, comportamentali e problemi psicologici.

Sulla base della teoria sopradescritta:

1) il processo motorio si identifica con il processo cognitivo;

2) il processo cognitivo è l’unico processo che il SN elabora, compreso quello della trasmissione genetica;

3) la coscienza/consapevolezza trova, per la prima volta, le sue basi biologiche, i processi fisiologici si correlano a quelli psicologici, le informazioni provenienti dai due spazi possono essere memorizzate e riutilizzate per pianificare la risposta, utile al bisogno del soggetto in quel momento e in quel determinato contesto (comportamento);

4) la psicologia, che si occupa del comportamento, può ora essere definita una scienza così come G.R. Edelman auspicava: “There can be no complete science, and certainly no science of human beings until consciousness is explained in biological terms”.

La sperimentazione più significativa che conferma la teoria appena descritta è quella sotto riportata. L’autrice ha messo a confronto la performance di due soggetti: una bambina (Debora) di 12 anni affetta da ASD e quella di un bambino (Marco) di 10 anni diagnosticato DSA (F81). Entrambi seguirono programmi individualizzati tre volte alla settimana per sei mesi in accordo con il metodo rieducativo che ha portato alla formulazione della teoria biologica della mente.

La sperimentazione su Debora portò l’autrice a scoprire le cause biologiche dell’autismo 2. In questi soggetti l’informazione convogliata dall’energia muscolare arriva in ritardo, è fuori tempo, a causa di un errore nella codifica di 5-HT2c receptors isoform nel RNA a conferma del fatto che il SN elabora un solo processo. Essi elaborano, perciò, nell’unità di tempo solo l’energia elettromagnetica e acustica dello spazio esterno.

Marco, un bambino sano, è stato lasciato davanti a video giochi, TV, play station per lunghi periodi sin da piccolo, come i genitori riferirono. Testi iniziali mostrarono deficit comuni a entrambi i soggetti anche se con differente severità. Se richiesto, essi sono incapaci di orientarsi nello spazio, sono inconsapevoli della loro lateralità, non percepiscono le tre dimensioni, hanno difficoltà a leggere e a scrivere/dislessia, hanno difficoltà di attenzione e nella risoluzione di problemi; tuttavia Marco riportò un IQ alto. I risultati raggiunti da Debora dopo il trattamento furono interessanti in relazione agli obiettivi prefissati dal programma individualizzato. I risultati di Marco furono oscillanti: i genitori, che lavoravano entrambi, furono incapaci di tenere lontano il proprio figlio dagli attrezzi tecnologici sopra nominati. L’esperimento dette prova che 1) entrambi percepiscono nell’unità di tempo solo le alte frequenze dell’energia dello spazio esterno (onde elettromagnetiche e acustiche), 2) memorizzano un solo aspetto dell’energia (il quantum), secondo un solo punto di vista su un solo asse orizzontale con uno spostamento avanti e indietro come le onde elettromagnetiche e acustiche fanno in accordo con le leggi della fisica. La risposta, perciò, è una risposta causa-effetto, ripetitiva, stereotipata e impossibile a generalizzare e pianificare. Il ragionamento logico è impossibile, la motivazione, l’emozione e la relazione sociale sono alterate.

Il quoziente intellettivo IQ assegnato a Marco, inoltre, così come quello degli autistici ad alto funzionamento, dimostra che attualmente le variabili prese in considerazione nel test IQ si riferiscono in modo prevalente alla valutazione del quantum dell’energia dello spazio esterno lungo un solo asse. Come l’esperimento mette in evidenza, però, la percezione visiva e uditiva non è sufficiente a sviluppare il pensiero logico. Marco, come Debora, infatti, non è in grado di risolvere problemi; gli manca la memorizzazione dello spostamento tridimensionale dell’onda che l’energia genera e che determina il suo significato.

L’esperimento ci permette di sostenere quanto segue: affinché il quantum possa ribaltarsi su una onda tridimensionale, l’informazione dello spazio esterno deve allinearsi nell’unità di tempo sul sistema tridimensionale corpo attraverso l’energia muscolare: l’oggettivo deve diventare soggettivo, l’energia dello spazio esterno entra, così, a far parte delle mappe corporee (origine biologica della coscienza). In questo modo la propriocezione permette di quantificare/valutare le coordinate spaziali (sopra-sotto, destra-sinistra, avanti-indietro), di mappare il quantum sulla sua onda e di stabilire il suo uso/significato. L’onda/significato memorizzata diventa intuizione nel pianificare la risposta successiva, essa anticipa e rende possibile una nuova combinazione del quantum sull’onda (pensiero logico). Secondo l’intenzione e la combinazione del quantum la risposta può essere motoria, grafica, verbale, matematica ecc. Siccome il comportamento è l’equivalente della pianificazione della risposta attraverso l’azione, un deficit percettivo impedisce di accoppiare il quantum/azione/alla sua onda/uso/significato; la risposta/comportamento è incoerente, atipica, patologica.

In virtù dell’astrazione del solo item elaborato dal SN, noi consideriamo in questo contesto onda=interesse/intuizione/intenzionalità, è l’onda cioè che guida e dà significato al nostro comportamento e il quantum sono le azioni strettamente interconnesse. Onda e quantum insieme determinano la pianificazione della risposta finalizzata a rispondere al nostro interesse o bisogno. In accordo con le teorie dell’appraisal, inoltre, consideriamo l’interesse centro dell’emozione per giungere a concludere che ogni pianificazione del comportamento è determinata da un’emozione e per questo noi definiamo l’emozione l’attività dinamica del processo cognitivo/comportamentale. Emozione (Eros) e coscienza (Logos) caratterizzano l’intelligenza umana e rendono possibile elaborare e soggettivare, attraverso l’esperienza motoria, una sequenza di eventi astratti e generalizzati (frequenze alte e basse dell’energia), comuni al soggetto e all’oggetto (spazio interno ed esterno), che seguono le leggi della fisica. Il comportamento corrisponde, quindi, alla pianificazione della risposta e sarà tanto più consapevole quante più informazioni dei due spazi saranno elaborate nell’unità di tempo sui sistemi di riferimento. Se, invece, a causa di deficit percettivi, del “fuori tempo” le informazioni che arrivano a coscienza sono ridotte, solo quelle coscienti saranno utilizzate nella risposta e le altre rimarranno inconsce. L’inconscio e la conoscenza parziale e alterata della realtà renderanno il soggetto vulnerabile e facilmente influenzabile, dubbioso nei suoi bisogni, interessi ed emozioni e, come dice Freud, sarà più facilmente sottoposto al contagio della società.

Si può quindi concludere che Il “fuori tempo”, il disturbo cognitivo comportamentale può essere causato da:

  1. un deficit percettivo dell’energia dello spazio interno; in tal caso la causa è genetica: autismo, per esempio.
  2. Danni alle aree cerebrali interessate all’elaborazione dell’energia; insulti neurologici e/o traumi cerebrali.
  3. Un deficit percettivo dell’energia dello spazio esterno; deficit visivi e/o come fenomeno della società tecnologica avanzata, F81 o DSA (disturbi specifici di apprendimento).

Inoltre, come conseguenza della selezione di percorsi neurali (TNGS di G. M. Edelman) e/o ripetizione della performance, dobbiamo concludere che, in assenza di insulti e/o traumi cerebrali, è il deficit percettivo che altera l’area cerebrale interessata e la sua attivazione e non viceversa perciò non è possibile basare la ricerca sull’area cerebrale anomala.

Quanto appena detto ci porta ad una ulteriore riflessione: poiché la ricerca scientifica attuale ha indagato e indaga il processo mentale in ambito clinico attraverso la neuroimmagine, quindi, con particolare attenzione alle aree cerebrali coinvolte, ha dovuto considerare come genetici tutti quei deficit a cui non trova risposta sulla base di una tecnica investigativa impropria. Sotto questa prospettiva si spiega ma non trova giustificazione l’approvazione della legge 107/2010 sui DSA/F81 nell’ordinamento legislativo italiano, per esempio, poiché già nel 2008 la nostra ricerca era pubblicata e conosciuta. Nello stesso modo si spiega perché la scoperta sull’autismo di Bernardini Alba non è ancora divulgata. Inoltre la genetica ha acquistato un particolare interesse fino a pensare di intervenire sul genoma umano per individuare e rimuovere il gene ritenuto responsabile del deficit/disturbo. Ammesso che il gene responsabile sia stato individuato correttamente, una domanda però resta sospesa: “E’ possibile prevedere come l’ambiente esterno ed interno influirà su questa artificiosa combinazione genetica?”.

Il limite investigativo dell’attuale ricerca scientifica è stato superato quando la ricerca è stata spostata nell’ambito educativo dove il processo mentale, assente da insulti e traumi neurologici ma non da deficit percettivi motori cognitivi, è stato sottoposto all’indagine degli insegnanti. Particolare attenzione è stata posta alla correlazione tra deficit cognitivi e deficit motori e al fatto che il deficit cognitivo era superato se prima veniva superato il deficit motorio. Una specifica metodologia è stata elaborata e il successo della sua applicazione ha portato ad approfondire la ricerca per dare risposta al perché il metodo funzionasse. Questo è stato fatto da Alba Bernardini, (insegnante elementare, insegnante di educazione fisica, terapista e psicologa) nell’Ordinamento Scolastico Italiano dove gli alunni con difficoltà di apprendimento sono inseriti nel corso normale di studi. È stata una iniziativa individuale, suggerita da una disperata necessità educativa che ha però portato a risultati di rilevanza incredibile nel campo delle neuroscienze e non solo: si è trovato, tra l’altro le basi biologiche della coscienza; scoperta impossibile attraverso la neuroimmagine. Questo ha creato un terremoto in ambito scientifico per due motivi: 1) la scoperta è stata fatta “sul campo” fuori dall’ambito medico e fuori dall’ambito accademico, 2) ha messo in discussione tutta la ricerca portata avanti fino ad ora non solo in ambito medico scientifico ma anche in quello filosofico educativo. Poiché il processo mentale è prima di tutto di competenza educativa, è necessario, sin da subito, invece di cercare di impadronirsi di una scoperta impossibile in campo clinico per le motivazioni sovra esposte, definire gli ambiti di competenza e i punti di convergenza tra salute ed educazione in modo da creare un servizio utile all’individuo e alla società. Sulla base delle cause sopra esposte, insulti neurologici e traumi cerebrali dovrebbero essere di competenza clinica, deficit percettivi, invece, di competenza educativa e rieducativa. Ma come la nostra sperimentazione dimostra, qualunque sia la causa, il deficit che ne consegue è governato dalle stesse leggi che la nostra teoria ha formulato, perciò il possibile recupero deve seguire le stesse leggi. Il punto di convergenza quindi deve essere nella diagnosi e nel recupero. (vedi attuale trattamento)

Da quanto fin qui esposto è possibile concludere che la risposta che un soggetto mette in atto per soddisfare i suoi bisogni diventa disadattiva e/o patologica quando non è capace di percepire il proprio sé e il modo esterno sui tre assi direzionali nell’unità di tempo; è perciò relativa alle sue abilità percettive.

In accordo, quindi, con i sofisti consideriamo relativa la conoscenza: non esiste un criterio di verità quanto piuttosto un criterio per preferire una cosa ad un’altra. Il criterio è sempre quello dell’utile, del bisogno soggettivamente inteso da colui che agisce. Secondo Freud il bisogno primario dell’uomo è l’autoaffermazione, cioè la realizzazione del proprio sé che, nel confronto con gli altri, lo porta a pianificare dei comportamenti di autodifesa. Quando e perché questi comportamenti sono adattivi/consapevoli e quando disadattivi /violenti è l’oggetto di studio della nostra indagine con particolare attenzione al punto 3: (deficit percettivo dello spazio esterno). La psicologia è la “scienza” che studia il comportamento che si identifica con il processo mentale come sopra esposto.

Per difendere la sua individualità e soddisfare il suo bisogno, l’uomo deve prima di tutto essere consapevole delle sue risorse, conoscere sé stesso e l’ambiente esterno in cui vive. Facendo nostro il famoso motto “Conosci te stesso” (Socrate) e “L’uomo è la misura di tutte le cose” (Protagora), vediamo come l’uomo riesce a conoscersi e a conoscere ciò che lo circonda. Poiché il relativismo gnoseologico è connesso al relativismo etico e politico, sarà nostra cura prendere in esame anche contemporaneamente l’ambiente in cui l’uomo vive; bene e male, giusto e ingiusto dipendono da ciò che a ciascuno appare essere utile nella società in cui vive.

× Posso Aiutarti?